Dott.ssa Elisabetta Vellone

Il declino dell'essere umano è direttamente proporzionale alla crisi della comunicazione

Il cervello umano sul piano dell'intelletto è paragonabile ad una speciale palestra cognitivo, emotiva al servizio della sana crescita e sviluppo psicologico. L'attività della mente (affettività, pensiero, conoscenza, emozioni, cognizioni, immaginazione, astrazione, creatività ed altre) danno luogo allo sviluppo e l'espansione mentale capace di trasformare un "nano in un gigante". Crescere è il senso della vita, ma pur essendo un potenziale naturale in dotazione gratuita all'essere necessita di un percorso formativo e l'ausilio di ingredienti significativi adeguati e coerenti.

La comunicazione è il "traghettatore" per eccellenza della linfa necessaria ad attivare detto processo di sviluppo; tramite la stessa si attiva il tipo di relazione col prossimo e con l'intero mondo esterno. E' proprio attraverso il denso transito di infiniti messaggi o scambi che si definisce la relazione "Io Te / Io Mondo esterno".

In famiglia i genitori detengono il potere, grazie al ruolo di primi e fondamentali della comunicazione con la prole, di determinarne il tipo di espansione mentale, di sviluppo e di crescita. L'ingrediente in primis di una sana relazione e relativa comunicazione positiva sono l'amorevolezza gratuita che converge ogni attimo relazionale formativo in direzione del vero bene del figlio. L'assenza di comunicazione è grave sintomo di cattiva relazione, di allontanamento e separazione tra gli esseri che contiene un messaggio severo e pericoloso sintetizzabile in "tu non mi interessi, tu non ci sei in me".

Papa Francesco scrive su Famiglia cristiana del 19/04/20: quando siete a tavola parlate? O mangiate in silenzio ognuno con il suo telefonino in mano?

Sua Santità ha messo energicamente il dito su una preoccupante piaga dei nostri tempi, il cellulare e la rete. Un luogo virtuale ,che non esiste, capace di spegnere ogni raggio di luce nella vita umana, raggi che brillano essenzialmente nelle relazioni vis-à-vis quali gli sguardi, la modulazione della voce e della parola, l'empatia che si stabilisce nello scambio, i sorrisi che fanno brillare gli occhi e l'intero volto, le frequenze emotive e degli intenti di due o più esseri che si avvicinano e si donano reciprocamente e spontaneamente.

Non si vogliono certo mettere in discussione i preziosi vantaggi del web, ma è opportuno mettere sotto accusa il cattivo uso di massa che ormai se ne fa a scapito soprattutto dei bambini e dei giovani, nonché della persona adulta e dei rapporti umani in generale. Consentiamoci una metafora: "Le fettuccine al cinghiale sono una leccornia, ma le famiglie cinghiali che girano liberi nei centri abitati sono un pericolo e una vergogna per il paese".

Molte famiglie usano "spedire i figli nel mondo virtuale" per opportunità come ad esempio tenerli buoni, farli contenti, avere più tempo per se anche per entrare in rete, per non doversi impegnare nell'intrattenimento con essi e più semplicemente perché "tutti fanno così".

Il mondo virtuale impone una pappa pronta che mette in stand by il cervello, in una posizione passiva gli occhi fissi su quello schermo bramato equivalgono ad una esperienza ipnotica dove la mente si blocca a favore di un gestore esterno che ne assume il comando

E allora, l' evoluzione psichica personale? L'espansione mentale? La sana crescita intelligente ed amorevole finalizzata al vero bene della persona?

Dott.ssa Elisabetta Vellone

Ma cosa succede al genere umano?

Pensando ai cicli temporali che si susseguono viene in mente il fenomeno dell'evoluzione, della crescita, dei cambiamenti sui vari piani del sociale e dell'individuale. E' superfluo sottolineare che i cambiamenti di questa epoca accelerata e compressa, in entrambi i piani considerati, sono e sono stati enormi una valanga che ha travolto e stravolto ogni aspetto del vivere umano. Il covid 19 colpendo il mondo intero a mo' di azione inconscia autopunitiva partorita dalla sciaguratezza dell'intero globo, nonostante l'immenso dolore arrecato, i disagi e le pesanti conseguenze materiali e psicologiche sembrerebbe non aver insegnato nulla di buono.

La globalizzazione o mondializzazione come uno specchietto per le allodole promettendo una maggiore vicinanza o raggiungibilità, maggiore conoscenza reciproca fra i popoli, migliore unione di costumi , di cultura, di scambi di ogni genere in realtà ha prodotto danni difficilmente riparabili a breve termine; danni soprattutto a livello psicologico consistenti in tendenza all'isolamento, all'autoesclusione ed esclusione dai contesti sociali di appartenenza, alla regressione della capacità affettiva ed empatica con una chiara prevalenza della componente istintiva nel comportamento tipica del comportamento animale. Quest'omino piccolo, piccolo che ormai rappresenta la maggioranza è pronto a vendersi per "trenta denari" per un miserabile presunto vantaggio; è pronto a sbranare bambini, anche i propri, è pronto a togliere la vita al suo prossimo con glaciale indifferenza, è pronto beffeggiare e torturare i deboli e gli oppressi, a svilire se stesso senza neanche comprenderne il grave senso. E' un omino completamente abbagliato da potere, denaro e liberta e non comprende la gabbia virtuale nella quale si è rinchiuso. E' un omino che ha perso la capacità di amare, di creare e costruire e di proiettarsi nel futuro con consapevolezza e responsabilità e gioia di vivere. Un omino che ricorre alle droghe e all'alcool perché non più in grado di regnare e governare il proprio SE. Detta percentuale di sottoprodotto umano è paragonabile ad un tumore maligno e aggressivo che ha colpito l'intera umanità e ne sta minando la sopravvivenza. Nonostante disponiamo di un esercito di eroi operatori della salute fisica e mentale la maledizione del maxidegrado continua a colpire e a moltiplicare le vittime auto rinchiusesi nella propria gabbia. Urge una strategia terapeutica di alta saggezza, ma mancano i titolati o meglio ci sarebbero ma sono privi di potere sociale.

La fase due

Dall'inizio della pandemia l'intero paese non vedeva l'ora di raggiungere, nonostante l'immenso dolore di molte famiglie, quel famoso Picco per poi passare alla fase due caratterizzata dal sogno di una certa diminuzione delle restrizioni e dal recupero di frammenti di apertura in tutti i sensi. Ora ci siamo, la fase due è in corso, ma come spesso accade "si fanno i conti senza l'oste". In detta fase non si è tenuto abbastanza conto che l'individuo nel frattempo è cambiato e raramente in meglio. Le restrizioni, i divieti, gli isolamenti, le esperienze di abbandono, l'impotenza, la rinuncia ad ogni sacro rito sociale, religioso, famigliare e personale; la fredda solitudine sperimentata intimamente, la sensazione di fatuità del "tutto", i gravi disagi economici e il senso di totale impotenza a carico della fetta più ampia della società, che ancora sta elemosinando rabbiosamente aiuti dignitosi, hanno attivato nella mente le condizioni per uno stato di stress prolungato che non si esaurirà con la fine della pandemia, ma anzi inizierà proprio nella seconda e terza fase ad attivare i suoi effetti collaterali dando luogo ad una serie di disturbi post traumatici. Il COVID 19 come tutti sappiamo a livello fisico ha tolto la vita ai contagiati non guariti, ma a livello psicologico non ha risparmiato certamente nessuno. C'è stato un momento dalla comparsa del virus, simile per ogni individuo sebbene unico nell'esperienza personale, in cui la persona ha vissuto un intimo sobbalzo emotivo; egli ha preso coscienza di essere in pericolo e conseguente paura di essere infettato. Ha subito pensato a cosa poter fare per salvarsi o salvare le persone amate, ma ha sperimentato solo un profondo senso di impotenza (traumatizzante).In questo misto stressante di paura, impotenza, ansia, senso di solitudine profonda dove non sono mancate le notti insonni, l'irritabilità, gli attacchi di panico, l'ipocondria e lo sconforto, generando e insinuando il sentimento di rabbia dovuto alla disperazione. Una rabbia selvaggia perché senza un colpevole verso il quale indirizzarla e pertanto spesso scaricata nevroticamente su capi espiatori del tutto innocenti: figli, genitori, vicini di casa, partner, membri del governo se non addirittura verso DiO. Ora evince in grandi e piccoli una gran frenesia di uscire dalla gabbia, ma attenzione, poiché si entrerà solo in una gabbia un po' più grande. Il lavoro ,che era già in crisi da anni, per molti si è perso o disperso generando una flotta di gente disperata e la dove non si è perso ora va approcciato in maniera completamente diversa più assimilabile ad una vita da robot. L'apparente miglioramento dei rapporti sociali si può tradurre presto in una tendenza all'isolamento cronico; l'individuo si abitua a tutto. La diffidenza, la mancanza di contatto fisico (vissuto ormai dai più come un abuso) comporta profondi cambiamenti emotivi ed affettivi definibili uno stato di carestia mentale molto pericoloso, poiché il contatto fisico, come la storia dell'uomo ci insegna è un'esigenza primaria. Ora evince in grandi e piccoli una gran frenesia di uscire dalla gabbia, ma attenzione, poiché si entrerà solo in una gabbia un po' più grande. Il lavoro, che era già in crisi da anni, per molti si è perso o disperso generando una flotta di gente disperata e la dove non si è perso ora va approcciato in maniera completamente diversa più assimilabile ad una vita da robot. L'apparente miglioramento dei rapporti sociali si può tradurre presto in una tendenza all'isolamento cronico; l'individuo si abitua a tutto la diffidenza, la mancanza di contatto fisico (vissuto ormai dai più come un abuso) comporta profondi cambiamenti emotivi ed affettivi definibili uno stato di carestia mentale molto pericoloso, poiché il contatto fisico, come la storia dell'uomo ci insegna è un'esigenza primaria. Chi come me si occupa di salute mentale è tenuto ad evidenziare i rischi legati a traumi pregressi. Non si intende in questa sede drammatizzare, ma anzi invitiamo tutti a riflettere conservando la sacra libertà di scegliere il meglio possibile in ogni situazione complessa. In questo caso "il meglio possibile" è la prevenzione per ritrovare se stessi, attivare le proprie risorse e quindi evitare le nevrotiche conseguenze di trauma non elaborato.

Dott.ssa Elisabetta Vellone

Coronavirus

Non tutto il male viene per nuocere

Le considerazioni che andremo ad osare potrebbero sembrare paradossali, ma ad un osservatore per indole è doveroso cogliere le sfumate presenze dei tanti piccoli cambiamenti comportamentali in questo periodo di potenziale "pericolo" per tutti. Il senso di appartenenza al gruppo dei "potenziali in pericolo" a prodotto degli effetti collaterali da non sottovalutare. Le persone in società con esclusione degli sballati, appaiono meno boriose, meno arroganti, meno aggressive verso il prossimo, meno superficiali e trasgressive, il traffico è più civile il dito medio rimane più spesso sul volante. In generale gli occhi verso il prossimo si alzano più spesso, il traffico inutile è assente sulle strade come se all'improvviso l'illuminazione avesse prodotto la presa di coscienza che tutti abbiamo bisogno di tutti, ma soprattutto di comportamenti sensati. E questo è vero, ma contemporaneamente non è la verità. L'essere umano la paura ce l'ha dentro di se a causa della ovvia impotenza con conseguente "mania di controllo" di fronte al mistero della vita. Chi siamo, da dove veniamo, perché siamo qui. Dio c'è/Dio non c'è. Da cui scaturiscono la mole di paure e fobie che tutti conosciamo. Qualche esempio: paura di non essere all'altezza; paura di assumersi responsabilità; paura di non essere amabile; paura di non valere nulla; paura di restare soli; paura di non farcela e mille e mille altre. La minaccia del corona virus ha autorizzato tutte le vittime di dette piccole nevrosi ad avere finalmente una ragione legittima e indiscutibile ad avere paura, a "sentirsi in pericolo" e quindi a considerarsi perfettamente normali assorbendo in detta paura legittima tutta la carica emozionale prodotta dalle presunte mini paure personali.

Dott.ssa Elisabetta Vellone

La Società adulta annaspa impotente

incapace a crescere ragazzi/figli sani, consapevoli e responsabili

Da diverse generazioni si percepisce un grave malessere nell'animo dei giovani, dei ragazzi, dei bambini. Manca in questi la gioia di vivere, l'equilibrio emotivo, la fiducia negli adulti e in se stessi, la serenità, l'ingenuità, l'entusiasmo. Mancano "i sogni".  Ragazzi spesso costretti a fare i conti con pesanti realtà quotidiane quali abbandoni, delusioni, tradimenti, violenze e non solo fisiche, ma soprattutto psicologiche e poi le assenze multiformi ad opera di chi dovrebbe amarli, proteggerli, guidarli e custodirli, in quanto gioielli preziosi per ogni genitore ed ogni Società Civile. Codesto malessere citato si estende anche all'identità personale quella di genere. Affidati sempre più a "supplenti genitoriali" dall'età del nido crescono sballottati tra affannosi ritmi quotidiani velocizzati e frenetici certamente non a misura di bambino. Il bambino ha un bisogno inderogabile di amore vero. Viziati; concedendo loro ogni sorta di bene ludico non richiesto unitamente ad una libertà pericolosa e insensata per placare i sensi di colpa e assicurarsi così l'affetto dei piccoli, tale che maschi e femmine si ritrovano a giocare con gli stessi diabolici strumenti, a vestirsi in maniera simile, a fare gli stessi sport, ad usare lo stesso linguaggio "carbonaro" ed a mettere in atto gli stessi modi di fare I modelli, e di conseguenza i ruoli genitoriali, sono spesso confusi non si capisce chi è madre e chi padre. Contemporaneamente detti genitori un po' immaturi frustrati, affaticati e insoddisfatti reagiscono spesso divenendo aggressivi oppure iperprotettivi o peggio "amici dei propri figli. L'Identità personale mal nutrita o peggio ignorata da luogo a soggetti fragili, insicuri, arrendevoli; bisognosi del branco per strappare alla vita una certa idea di identità personale; il branco, termine usato per indicare raggruppamenti animali, diventa per i disagiati formula di aggregazione che offre un illusorio senso di potenza e di appartenenza spesso speculare a condurli però verso la devianza. L'Identità di genere, come un "brodo primordiale" senza codici e senza impostazione di base, senza EDUCAZIONE grazie all'assenza di modelli genitoriali chiari e forti, da luogo ad un essere confuso, indifeso e vulnerabile guidato dagli istinti: tutti si possono percepire maschi e tutti si possono percepire femmine; come la realtà purtroppo ci dimostra. Una società incapace di prevedere e prevenire detto disastro è destinata a capitolare.

Dott.ssa Elisabetta Vellone

Noi come possiamo salvarci

"Noi" sta per tutte le persone sane, normali quelli che pagano le tasse, lavorano e la sera tornano a casa per riposare e rifocillarsi onde affrontare il domani responsabilmente.
Intorno a Noi avanza un marasma opprimente di male e di malvagità, di oppressioni di ogni genere, di paradossi e contraddizioni, un'aria acre di abbandono e glaciale indifferenza; nonché esalazioni di sporco, di incapacità e di violenza multiforme.
Noi spesso ci sconfortiamo e ansiosamente speriamo in un miracolo, poiché i burattinai alla regia del paese appaiono non essere più in grado di gestire la scena della vita sociale. Noi ci arrampichiamo sugli specchi, ma inevitabilmente, piano piano, scivoliamo sempre più in basso in quanto non ci sono più appigli di valori ai quali aggrapparsi e andare avanti con fiducia. La depravazione dei costumi in ogni sua forma ed espressione getta fango sulle nostre vite e sulle nostre strade.

E allora ci chiediamo, ma Noi cosa possiamo fare per non essere inghiottiti da detta spirale malvagia e malsana che ci conduce al deragliamento?
E' opportuno riflettere sulle nostre risorse e potenzialità di cui nessuno può privarcene a meno che non siamo noi stessi ad abbandonarle. La madre di tutta le nostra vera potenza si chiama AMORE. Scopriamo la magnificenza di saper vivere in amore, per amore e con amore in rapporto alla nostra esistenza, in rapporto a noi stessi, in rapporto alla nostra comune dimora quell'universo che abitiamo anche in rapporto a tutti quelli che "non sanno cosa fanno".
Rendiamoci immuni dal contagio della diabolica epidemia che rende gli esseri umani piccoli, scadenti ed anche miserabili. Non cediamo alle nevrosi da disadattamento, da frustrazioni e senso di impotenza in quanto la paura, paradossalmente, rafforza il gioco del nemico.
Apriamo il cuore ed accendiamo l'intelligenza Noi che ancora ne abbiamo piena capacita e come recita una massima latina "de minimis non curat preator"; non facciamoci distogliere da bassezze e miserie. Andiamo dritti verso la gioia di vivere in amore, con amore e per amore sgomitando così il pernicioso sistema che ci circonda.

Dott.ssa Elisabetta Vellone

Bambini uccisi in famiglia

In questa nostra sottostimata esistenza in vita il sacro fulcro e l'epicentro del fenomeno è la vita stessa. Non è un gioco di parole, ma una complessa, misteriosa indiscutibile verità.

L'uomo arrogante, nei suoi deliri di onnipotenza, spesso si affanna, anche per tutta la durata della sua esistenza, nel tentativo di individuare la formula misteriosa di detta vita e al contempo brama lo svilimento del valore della stessa.

La vita è un dono che va onorato; difeso e goduto, non certo un dono di quelli acquistati di corsa all'ultimo momento per la Befana o per il compleanno, ma un dono che viene dall'Alto e di in'estimabile valore che si esprime sotto forma di "presenza umana nuova" tale che la dove prima non c'era "poi c'è". In tutto ciò il genitore è il privilegiato per eccellenza nell'opera procreativa in quanto veicolatore della perpetuazione della vita.

Una volta ricevuto il dono della genitorialità il soggetto siede su un trono speciale quanto imponente agli occhi del neonato, ma anche dall'ottica del sistema sociale di appartenenza. La genitorialità non si esaurisce con l'evento generativo, poiché chiama in causa la dimensione psichica depositaria di tutto il bagaglio cognitivo, affettivo e spirituale del soggetto, elementi questi che vanno a costituire un flusso unico e coerente di contenuti impliciti ed espliciti, ispirati al principio del bene comune in relazione al proprio figlio; processo questo comunemente definito: educazione.

I figli nella prima fase dell'esistenza essendo caratterizzati dall'egocentrismo e dalla mancanza del senso della realtà sono in una condizione psicofisica di totale dipendenza dal genitore, condizione questa che li protegge, ma contemporaneamente, alla luce degli odierni drammi relativi all'infanzia, li espone a possibili sofferenza e gravi pericoli.

E questo in quanto oggi assistiamo inattivi ad una tendenza del genitore a scindere o separare la genitorialità biologica da quella psicologica nel senso che i medesimi tendono sempre più spesso a delegare a terzi le proprie competenze rivendicando però la proprietà del piccolo, mentre il ruolo di genitore non si può delegare.

Premesso ciò dobbiamo amaramente prendere atto come il genitore si manifestì sempre più frequentemente un proprietario dispotico dei propri figli visti i casi di bambini abusati, seviziati, maltrattati e persino uccisi dagli stessi genitori; il fenomeno è allarmante e fortemente avvilente; il silenzio delle autorità è disorientante.

Se l'essere umano nella sua performance più nobile diventa il pericolo numero uno cos'altro ci si può aspettare dall'estraneo? L'uomo sta perdendo la capacità di amare fenomeno questo da considerarsi al pari di una bomba innescata per tutta l'umanità. Rallentiamo un attimo la folle corsa verso il nulla e riflettiamo da umani su questa grave patologia dell'affettività che sta cambiando in termini emotivi, affettivi e comportamentali il modo di porsi di fronte al miracolo VITA.

Dott.ssa Elisabetta Vellone

La persona e l'atleta contenuto e contenitore

Sotto il sole rovente di una primavera tardiva e imprevedibile nel mese di giugno, al prestigioso Circolo Romano "Antico Tiro Al Volo", abbiamo avuto il piacere di conoscere e apprezzare la persona e l'atleta Sara Errani che ha portato a casa la vittoria.
Non si intende in questa sede parlare della sua carriera o delle tante vittorie che l'hanno condotta nell'arco di dieci anni a raggiungere la posizione di numero 5 del mondo, intendiamo invece posare la nostra attenzione sulla persona e l'atleta che in questa alberga.
PERSONA discreta dal carattere solido, disponibile, sempre pronta ad accogliere il prossimo con un sorriso, umile e dignitosa. Dopo la squalificazione, la lunga pausa e con la memoria dei tanti trofei conquistati torna a riproposi sul palcoscenico del Tennis gareggiando a pieno regime nei tornei ITF tornei questi propedeutici per accedere a tornei più importanti.
Ancora sulla persona di Sara Errani va sottolineata la sua capacità di concentrazione, cordiale e gentile nei modi, statura media corredata da un fascio di muscoli ordinati che la rendono in campo una vera forza della natura.
Ancora sulla persona di Sara Errani va sottolineata la sua capacità di concentrazione, cordiale e gentile nei modi, statura media corredata da un fascio di muscoli ordinati che la rendono in campo una vera forza della natura.

Dal punto di vista dell'atleta che scende in campo va sottolineato il suo acume nell'inquadrare le caratteristiche dell'avversaria impedendole nei limiti del possibile di fare il proprio gioco. In difesa è un vero trimotore spostandosi a fondo campo con la velocità di un fulmine. Instancabile, non manifesta mai segni di cedimento; mentre la sua battuta lascia perplesso anche lo spettatore più sprovveduto. Questa infatti si realizza in tre o anche quattro tentativi di lancio della palla spesso inadeguati e flessi all'indietro come se un forte vento li spostasse fino ad arrivare a quello giusto che comunque non è mai potente.
Dal punto di vista psicologico si può dedurre che Sara Errani non è un tennista d'attacco, ma non perché le manchi la capacità o la forza o la tecnica, ma semplicemente perché non lo permette a se stessa quasi al limite del rifiuto all'idea di doverlo fare ( vedi quanto detto sulla battuta). Pertanto aspetta l'attacco dell'avversaria e poi si scatena.
Da esperti della materia osiamo ipotizzare che nella sua storia personale un comportamento di "attacco" pregresso le è costato una ferita che ancora oggi sanguina nella memoria cosicché il contenitore si impone sul contenuto.
Rimane comunque il fatto che Errani è una nostra grande tennista.

Dott.ssa Elisabetta Vellone

Il colloquio più temuto è quello che avviene nel silenzio con se stessi

Ovviamente, dalla nostra ottica squisitamente psicologica, c'è di che preoccuparsi se ci fermiamo a riflettere sulla misera condizione in cui è venuto a trovarsi l'essere umano; misera, perché l'uomo (di qualunque età) si è svuotato delle sue ricchezze, delle sue risorse e le sue virtù, ora soffre poiché debole, confuso, disorientato e impotent

Data la natura degli umani il ciclo vitale individuale dovrebbe sostanziarsi in fasi di maturazione e sviluppo organizzati entro le diverse fasce di età.

I primi dieci anni di vita, quelli dell'innocenza e la dipendenza, la natura prevede che siano quelli della "semina": il bambino, nel suo sano egocentrismo, cresce e si forma nel caldo nido di amore famigliare dove fa il pieno di risorse affettive positive che gli consentiranno di affrontare pro positivamente il suo percorso di vita.

Dai dieci ai venti anni vive la fase delle "prove di se" dove, grazie a quel pieno realizzato in partenza e ad una danza libera caratterizzata da esplorazioni, prove e tentativi diventa uomo/donna acquisendo lo status di adulto.  Dai venti ai cinquanta, nella sua forma più completa e smagliante, diventa protagonista della sua vita sia nella sfera privata che in quella pubblica. Dopo i cinquanta, tempo della contemplazione e delle onorificenze, dovrebbe finalmente godersi i frutti prodotti e dedicarsi alle cose che ama: la famiglia, l'arte, la cultura, lo svago, la vita sociale mentre, contemporaneamente, svolge funzione da modello/icona per le nuove leve. Questo però solo in teoria, perché osservando cosa accade nella pratica viene voglia di dimettersi.

I bambini sono sollecitati a fare i grandi: griffe, sostanze tossiche, sesso precoce, linguaggio disinibito, chat; i grandi si atteggiano a bambini: pub, vita notturna, atteggiamenti anarchici, incoscienza, sballo; i nonnini sempre più spesso sono esseri induriti e spigolosi, i genitori quasi una razza in estinzione.

In questo mega disordine bombardato da eccesso di stimoli, di rumori, immagini ed illusioni l'uomo ha perso il contatto con se stesso e comunque lo evita accuratamente a conferma della negata paura, dell'imbarazzo e l'incapacità a star da soli con se stessi e pensare guardandosi da dentro forse, perché da soli si avverte che non c'è scampo quando quella voce interiore chiamata coscienza trova uno spiraglio e si evince con un frastuono assordante per la pavida ragione.

L'unica relazione interpersonale essenziale e determinante per la persona è quella che intrattiene con se stessa in quel regale spazio qual è il silenzio; se l'individuo si evita e non sa stare con se, se non si guida, se non si conosce, se non si prende cura del suo essere, se non sa auto ripararsi come può essere la qualità della sua vita? Il lettore può facilmente darsi la risposta inevitabile.

Dr.ssa Elisabetta Vellone

Un dramma: essere Figli oggi

              

Abbiamo appena reso noto al Padreterno che tutte quelle Sue leggi sulla vita, e sulle esigenze della vita formanda, sono limitate e non più adeguate alla realtà terrena; è proprio il caso di dire che "l'allievo ha superato il maestro" visto come alcuni operatori, della discutibile giustizia dell'uomo, si sono arrogati il diritto e la presunta capacità di ridefinire e reimpostare le esigenze primarie della creatura umana stabilendo che gli autori naturali della vita dell'uomo (madre e padre) non sono più indispensabili per la formazione e l'educazione dei figli. I bambini, quale espressione più alta del miracolo della vita che in essi si perpetua, in un società civilizzata dovrebbero essere al centro di ogni azione del cuore e della mente dell'adulto, perché in essi è custodito ogni punto di partenza ed anche di arrivo dell'intera umanità. Nell'epoca che ci vede testimoni l'adulto, sfigurato dai fumi dell'arroganza, della superbia e dell'ignoranza sembra vigliaccamente accanirsi proprio verso i bambini. Nel giro di qualche decennio i figli sono stati violati, derubati, negati, usati, strumentalizzati; sono stati derubati della purezza, della spensieratezza, dell'ingenuità e l'allegria; sono stati imbrogliati viziati, ricattati da una società adulta ossessionata da falsi valori. Gli è stata usurpata la famiglia, la mamma, il papà ed ora, sotto le false spoglie di un presunto "loro bene", si va insinuando la negazione del naturale diritto all'edificazione della propria identità personale e al naturale equilibrio psichico. Ognuno dovrebbe limitarsi a fare il proprio lavoro e mostrare umilmente il bisogno dell'aiuto degli altri per i fenomeni che non conosce; il potere non è sinonimo di onnipotenza! Nel lento, complesso e delicato percorso di edificazione dell'immagine di Sé, fino all'approdo nella definitiva strutturazione dell'"identità personale" inclusa quella di genere, la psiche, secondo leggi di natura, si avvale di modelli. Detti modelli, che assumono una valenza positiva indiscussa per il piccolo, sono sempre rappresentati da figure con presenza costante nella vita del bambino. Sempre secondo leggi di natura il piccolo tenderà ad identificarsi con il genitore (modello) dello stesso sesso sviluppando la sua psicologia in armonia con le proprie caratteristiche fisiche e vivendo l'altro genitore come universo meraviglioso e distinto da conquistare e del quale godere. Sono note le storie di bimbi allevati da animali che assumono i caratteri di questi, il loro linguaggio ed i loro comportamenti istinti compresi. Condizionare i bambini, negandogli uno sviluppo formativo adeguato e naturale, equivale ad esercitare un abuso ed una violenza su di essi, poiché l'uomo non è un pollo d'allevamento dove l'aspetto importante è che raggiunga un peso conveniente; egli è una creatura speciale con un corpo, una mente ed uno spirito di cui nessuno può esserne proprietario

Dr.ssa Elisabetta Vellone

La depravazione cognitiva

Se il nostro "Bel Mondo" si sta sgretolando e le sue macerie spingono l'individuo sempre più verso il basso un motivo, una spiegazione o una logica perversa di base ci deve pur essere.

Si dice che la vita è così, il mondo è impazzito, che i tempi cambiano e non ci si può fare nulla. Non è vero, queste sono solo frasi fatte e putrefatte ripetute in automatico all'angolo del bar sotto casa, poiché la dove c'è un problema c'è sempre una soluzione, ma occorre crederci, volerla e poi cercarla con intelligente energia.
Non il mondo che ci ospita, ma la nostra società è gravemente malata; ricordando che questa è formata da esseri umani e quindi sono questi ad essere gravemente malati.
Le patologie di tendenza, psicologiche e comportamentali, in questa epoca storica sono a dir poco una quantità enorme, ma sarebbe assurdo pensare di considerarle tutte in questa sede dove invece intendiamo zummare sulla "madre del lievito",come dice il fornaio, poiché è da questa che si genera poi la malefica prole.
La patologia più grave dalla quale è affetto l'uomo dei nostri tempi è La Corruzione.
La corruzione è una patologia che può essere definita un'entità disgregante, dei sacri nuclei mentali, malevola, solida e possente capace di affondare velocemente radici profonde nella psiche e nell'animo umano, tendente quindi ad assume carattere di cancrena intima che affligge il cuore e lo spirito dell'individuo. Essa sposa presto un allucinato senso di gelido potere destinato a generare nella mente interessata una vera e propria catastrofe affettivo/emotiva.
I soggetti contaminati da corruzione perdono la capacità di AMARE in senso lato, perdono i valori etici, dimostrano una decadenza dei costumi e totale perdita dell'empatia, perdono la compassione e l'altruismo, la solidarietà, il rispetto di chiunque e di sè stessi vivono affamati di forti emozioni violente e malvagie da cui il dilagante e ben noto fenomeno della depravazione e conseguente deviazione da principi sani e naturali.
Il corrotto sperimenta il male come un piacere e di fronte alla viziosità acquisita sperimenta il male per abitudine.
Ovviamente non è la totalità sociale ad essere corrotta, benché sottolineiamo una alta percentuale a rischio a causa della corruttela la quale non è da intendersi come la corruzione fenomeno insediato e profondo, ma come una ventilata tendenza, figlia della corruzione, più superficiale e più estesa che non esclude però la condizione di alto rischio di degenerazione in corruzione vera e propria.
A causa di questo devastante fenomeno sociale ogni individuo, che per legge di sopravvivenza è portato ad adattarsi al mondo che lo circonda, subisce una sorta di depravazione cognitiva che offende la propria dignità e la Vita stessa.

Dott.ssa Elisabetta Vellone

Umano: questo essere incomprensibile

Tutti sappiamo, pensando alla nostra specie, che l'uomo è un mammifero a stazione eretta, dotato di uno straordinario sviluppo del cervello, che gode di facoltà psichiche e intelligenza, dotato dell'uso del linguaggio simbolico articolato, capace di dar luogo, trasmettere e modificare una cultura.

Ma tutto ciò che la persona " è " va tassativamente distinto da ciò che essa "fa", ovvero dalle azioni che compie. Tuttavia detta distinzione risulta abbastanza inusuale visto che tendiamo a descrivere le persone sulla base delle cose che fanno cioè in base ai loro comportamenti. Per tali motivi ci sentiamo da sempre autorizzati a confinare i cattivi, definendoli mostri, bestie e disumani, fuori dai confini umani qualora commettano, ai nostri occhi, orrendi delitti.

Si tratta certo di una reazione difensiva umanamente comprensibile, ma illogica e irrealistica in quanto qualunque cosa l'uomo faccia o commetta, è, e rimane un essere umano, uguale identico a tutti gli altri differente solo per il suo modo di pensare e di agire che ovviamente potrà essere condannato, considerato sbagliato, scorretto, pazzesco o vergognoso. Ciò nonostante l'essere umano rimane un essere umano e quello che fa sono solo le sue azioni, poiché l'"essere" e il "fare" non sono dimensioni sovrapponibili.

Ci può risultare difficile ammetterlo, ma condividiamo la stessa umanità con i geni del bene e quelli del male; siamo fatti della stessa pasta e tutto quello che può fare un individuo, teoricamente, lo possono fare anche tutti gli altri; la differenza non è da ricercare nell'essere, ma semplicemente nel fare la dove questi corrisponde ad una scelta personale, ad un atto di volontà, un intento e ad obiettivi impliciti o espliciti elaborati autonomamente.

Quanto detto porta ad un'unica conclusione e cioè che la differenza fra gli esseri umani è da ricercare nella dimensione del "fare" la quale a sua volta dipende direttamente dall'educazione, ricevuta oppure no, e dalla linfa vitale disponibile e presente nel suo ambiente nella fase di formazione, ovvero il dono dell'amore gratuito.

Le creature umane amate in maniera gratuita crescono forti, sane e coraggiose, ma soprattutto capaci di perpetuare il dono dell'amore il quale, nonostante tutte le menti in sofferenza, è ancora in grado, da solo, di onorare il dono della vita e salvare il bel mondo degli esseri umani.

Dr.ssa Elisabetta Vellone