Gli articoli della Dott.ssa Elisabetta Vellone

§ Pensando ai giovani nel tempo di Nadal  § Da Abramo a Francesco  § La vita sta perdendo valore?  § I bambini della pandemia

Pensando ai giovani nel tempo di Nadal

Febbraio 2022

Da un po' di tempo e sempre più spesso capita dialogando con giovani e ragazzi di percepire tra le righe del non detto il loro lamento anonimo; le frasi che fanno da denominatore comune sono sempre le stesse: non lo so, mi piace, non ha senso, non ci credo, non mi va, non è possibile, non ci riesco, non ce la faccio, non serve a niente ecc. ....
Risulta facile condannare e giudicare definendoli viziati, privi di voglia di impegnarsi privi di spirito di sacrificio, pigri, superficiali, dediti allo sballo e al piacere facile come in effetti spesso accade aumentando così le distanze e i disagi interiori.
Però per dovere di coscienza in funzione di adulti responsabili dobbiamo ammettere il nostro contributo in questo deragliamento giovanile, poiché era compito degli adulti (dal genitore a tutte le figure autorevoli della società) educarli, e formali alla vita guidandoli con amore vero, rispetto, coscienza e sapienza. Ma troppi genitori, abbagliati da tanta fatua materialità, hanno da tempo delegato il nobile ruolo ignorando che non esiste il "genitore per delega". La pandemia ha solo gettato legna su un braciere acceso da tempo. Quando un ragazzino si toglie la vita è un sintomo di fallimento dell'intera società.
Cari giovani, circa una settimana fa abbiamo visto un ragazzo di 35 anni, per altro affetto da una malattia grave per la quale si era operato al piede ad agosto 21 per l'ennesima volta e a dicembre aveva superato il Covid, lottare come un leone diventando leggenda del tennis mondiale. Si chiama Rafa ha due gambe, due braccia, una testa come tutti noi, come ognuno di voi, ma qual è il suo segreto? È semplice lui la sua testa ha imparato ad usarla; lui ha capito che significa saper VOLERE; lui sa incanalare l'energia nella direzione che decide! Lui padroneggia sé stesso. Ma allora se lo fa Rafa lo può fare chiunque basta volere, "volere è potere". Non certo diventare leggenda del tennis, ma padroneggiare sé stessi si.
E allora, il primo passo è smettere di guardarsi intorno non ce molto da imparare e poco di buono da vedere; guardatevi dentro e cercate i tesori nascosti dentro voi stessi, i vostri talenti, le vostre passioni, ogni essere umano è un pozzo pieno di sorprese preziose, restate lucidi e cercate dentro di voi con amore e fiducia le vostre risorse certi di trovarle. Non vi stancate. Non vi arrendete. NON VI ARRENDETE.

Dott.ssa Elisabetta Vellone


Da Abramo a Francesco 
Marzo 2021

Oltre duemila anni or sono Abramo fu chiamato da Dio a farsi pellegrino con il dono di una vocazione e una missione da compiere: insegnare all'uomo a pregare, a parlare e anche discutere con Dio, Padre di tutti, il quale non è da considerarsi, se abbiamo il coraggio della fede, una Entità situata chissà in quale angolo dell'universo, ma una presenza costante in mezzo a noi, sempre al nostro fianco.
Nella quaresima 2021 Papa Francesco è andato nella terra di Abramo ripercorrendo le sue orme facendosi veicolo di una immagine di unione e portando un messaggio di pace e di fratellanza dando al contempo a noi tutti chiare indicazioni ed un esempio di coraggio e di forza nella fede rinunciando ad addirittura all' ausilio dell'auto blindata in un tempo e un luogo ritenuti pericolosi.
I grandi uomini di Dio Gesù, Abramo, e Francesco instancabilmente lavorano e hanno lavorato con cura sulla segnaletica della giusta direzione da prendere nel percorso di vita terreno, ma la storia degli uomini e la realtà attuale dimostrano una realtà umana tendenzialmente ancora selvaggia, attaccata alla materia, ignorante, ribelle e arrogante con tratti autolesivi e autodistruttivi; quindi mentalmente cieca poiché non riesce a cogliere la consequenzialità causa/effetto dei propri dolori e dei propri fallimenti.

L'uomo non impara ...risulta sempre più spesso disfunzionale a se stesso e al suo prossimo; sa piagnucolare, sbraitare come una belva affamata, sa essere feroce e spietato, ma non fa tesoro della sua intelligenza e della sua squisita potenzialità di vivere in amore e per amore.
Auguriamo ai posteri che fra duemila anni non abbiano ancora bisogno di un uomo di Dio per curare grandi piaghe come accade in questa nostra epoca.

Dott.ssa Elisabetta Vellone


La vita sta perdendo valore?
Febbraio 2021

Con umana amarezza ci accingiamo a considerare un fenomeno triste e spaventoso al contempo relativo all'ipotesi di apparente perdita di valore del "dono della vita". 
Inutile elencare i recenti numerosi suicidi ad opera di giovani e giovanissimi o il lungo elenco di omicidi efferati ai danni di un partner il quale manifesti intenzione di interrompere una relazione o, ancora, la morte violenta indotta a genitori non compiacenti, oppure le violenze gratuite perpetrate ad opera di bulli assetati di malvagio dominio sulla persona altrui.
Nostro obiettivo in questa sede non è quello di sostituirci alla cronaca, ma cercare di fare luce su cosa si cela dietro questo tetro palcoscenico.
Si potrebbe a ragione supporre che l'essere umano stia perdendo la capacità di amare vista la chiara tendenza alla possessività di cose e persone, ma ciò non spiegherebbe comunque il fenomeno preso in esame. È con tale intento allora occorre considerare l'età della formazione della persona e le leggi che la regolano; il bambino nasce con una bozza di personalità da non confondere con il carattere che è frutto di un processo di apprendimento pilotato e nutrito da una intima griglia valoriale innata. 
Tornando alla tendenza comportamentale lesiva ed autolesiva di cui sopra è quindi doveroso posare l'attenzione sulle capacita soggettive a gestire i "NO" della vita; ovvero la capacità di gestire una frustrazione

Da qualche generazione si nota come, con andamento crescente, nella scaletta valoriale genitoriale i figli non sono più il dono più prezioso della vita, ma anzi a volte sono vissuti quali un'incombenza faticosa e limitante; mentre in altre una proprietà personale; alcune volte in un baluardo di cui gloriarsi.
Da dette devianti letture della genitorialità evince un pericoloso prevalere dell'egoismo contemporaneamente ad una altrettanto pericolosa carenza di vero amore. Il genitore che segue l'EGO non ha né tempo, né la testa per donarsi amorevolmente alla cura e l'educazione della prole, tant'è che inconsciamente per placare il senso di colpa tenderà a compensare, prendendo in giro sé stesso e il proprio piccolo, "concedendo" ad oltranza e dando raramente il buon esempio.
Egli elargisce beni materiali superflui e mai richiesti, consente libertà esagerate; impartisce regole blande o neanche se non addirittura insussistenti eludendo l'insegnamento dei valori veri, , dei principi morali, il valore della persona e del dono della vita.
Da tutto ciò e molto non detto si organizza nel tempo una griglia cognitiva e un profilo comportamentale propri di un soggetto fragile, difficile e infelice, tendenzialmente aggressivo, incline a pretendere di ottenere sempre ciò che desidera, allergico a qualsiasi forma di sacrificio, psicologicamente anaffettivo, incapace di empatizzare col suo prossimo ma anche di auto ripararsi con una opportuna autocritica.
Questo è il profilo storico di soggetti con "bassa tolleranza alla frustrazione" i quali provano a liberarsi dalla sofferenza vissuta come insopportabile togliendo così la vita a sé stessi o agli altri. 

Dott.ssa Elisabetta Vellone


I bambini della pandemia - uomini e donne di domani
Febbraio 2021

Secondo legge di natura il bambino cresce e si evolve, lungo il percorso nelle varie fasi dello sviluppo, in direzione di un adattamento funzionale al proprio benessere e alla sopravvivenza grazie all'apporto costante e progressivo dell'ambiente di appartenenza. 
Il processo formativo del piccolo può anche essere definito "esperienza allo specchio" nel senso che tutto ciò che risulta appagante o frustrante per se stessi, grazie al traduttore emotivo simultaneo innato, viene acquisito come caratteristiche del SE [valgo/non valgo; posso/non posso].
In altre parole il bambino trascurato legge il disagio come prova di un Se scadente, non amabile e nelle richieste di cure e coccole non evase traduce come una propria incapacità di chiedere ed ottenere.
Ricordando instancabilmente che il bisogno di amore non è un optional, ma un "bisogno primario" propedeutico alla salute mentale e al sano sviluppo veniamo al dunque.
In questa epoca pandemica la famiglia, già resa impoverita e distratta, nel prestigioso ruolo di educatore e formatore della prole, a causa del malcostume imperante e il dilagare dei "falsi valori" si trova ora ad annaspare sotto gli effetti delle restrizioni e dei tanti conseguenti disagi psico-ambientali: come in una magna regressione di massa molti adulti sembrano tornati bambini incoscienti.

Un genitore impaurito, preoccupato, senza la normale libertà decisionale e di movimento, privato delle sue aree di ristoro mentale, costretto a condividere interi giorni in spazi limitati e invadenti, spesso con l'aggravante di perdite economiche e posti di lavoro, ma parliamoci chiaro è un genitore nevrotico e disperato che spesso presenta disturbi emotivi quali irritabilità, insonnia, aggressività, mancanza di empatia, momenti di depressione ed altre simili; e cosa è in grado di dare detto genitore ai propri figli? Quale buon esempio o buon intento o punto di riferimento può produrre agli occhi di questi?
Questi attuali bambini così gravemente deprivati di cotanta linfa vitale in età formativa, intossicati da un abuso di tecnologia traghettatrice di materiale scadente e pericoloso che adulti potranno divenire?
Ci risparmiamo le ipotesi in tecnico/scientifiche per lasciare spazio all'idea e la speranza di un miracolo.

Dott.ssa Elisabetta Vellone